«In Occidente non vivete il tempo con lentezza, non assaporate l’istante, spesso non vi accorgete neppure della bellezza su cui posate lo sguardo. Vivete con un senso di smania e di fretta perenne.»
Mongolia. Un paese che in molti considerano vuoto, difficile e ripetitivo. Ma un giorno Mirian, giovane dottoressa spaventata dall’irrazionale e con le scorie di una relazione interrotta ancora sulla pelle, decide di fare la valigia e seguire un battito. Si unisce a un gruppo di sconosciuti e parte alla volta di una primordiale e indomita Asia orientale: paesaggi singolari, praterie sterminate e quel senso di vuoto da cui risuonano libertà e spiritualità. Una terra feroce e diversa popolata da falconieri, sciamani e monaci buddhisti in cui Mirian va a cercare quel frammento di autenticità soffocato dalla smania perenne di un Occidente frettoloso e tecnocratico. Sospesa tra due relazioni impossibili, tra l’amore selvaggio e nomade di una guida locale e quello gentile e delicato di un suo compagno di viaggio, Mirian sceglie la bellezza di un Paese lontano, un luogo fatto di silenzi e storie, seguendo quel filo nascosto, quel richiamo segreto che viene da dentro.
Perché l’incontro inevitabile con l’Altro spesso non è una favola, ma una storia intricata di vita, morte e ancora vita. Un’inafferrabile storia di amore e sofferenza che può essere compresa solo nel silenzio.
Giovanna Masci vive e lavora a Milano, dove esercita la professione di medico oncologo. Autrice e coautrice di numerosi articoli scientifici, ha esordito nella narrativa nel 2019 con Male, riflessione sull’ambivalenza della malattia ispirata alle storie dei suoi pazienti, seguito da Viaggio di sola andata nel 2022. Il lupo blu e la cerbiatta fulva è il suo terzo romanzo, scritto sulle note di un viaggio in Mongolia.